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Materiali del seminario "Nuovi studi althusseriani"
- Venezia, 26 giugno 2017
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Un progetto di antologia di scritti politici di Louis Althusser
Fabio Bruschi e Andrea Cavazzini
Althusser ha sempre concepito il suo lavoro come un intervento teorico-politico in congiuntura, in particolare nell’unica organizzazione politica capace ai suoi occhi di produrre una trasformazione strutturale della congiuntura, cioè il Partito comunista. Tuttavia, i suoi scritti più celebri non comportano proposte esplicite per orientarne la strategia. L’obiettivo di quest’antologia di “scritti politici” è di mostrare che, al contrario, tutte le proposte teoriche di Althusser si iscrivono in una visione strategica la quale, pur cercandosi attraverso varie esperienze, possiede una coerenza fondamentale. Questa visione si costruisce a partire dal tentativo di disseppellire l’“inconscio” del movimento comunista del XX secolo, rivelando il modo in cui i successivi tentativi di riformare il movimento comunista si siano limitati a curare i sintomi della sua crisi – apertasi con la Seconda Internazionale e esplosa (e rimossa) nel periodo staliniano – riproducendone però le cause. Da qui l’importanza del lavoro teorico per costruire una strategia di trasformazione radicale del movimento. I testi di questa raccolta mostrano quindi Althusser come un testimone decisivo del divenire del movimento comunista: non un critico esterno, ma il fautore di una paradossale “ortodossia a contro-corrente”, un intellettuale certo militante del Partito comunista francese, ma che ha saputo porre delle domande ai processi politici a cui ha assistito e partecipato, al fine di formulare delle critiche rispetto a questa parte decisiva della storia del Novecento, e di influenzarne gli sviluppi.
Com’è noto, Althusser interviene apertamente nei dibattiti politici del Partito comunista francese a partire dalla metà degli anni 70, quando prende piede il tentativo “eurocomunista” di tracciare una “via occidentale” verso il socialismo, tentativo che informa la strategia d’“Union de la gauche”. Questo tentativo conduce il PCF ad affermare la “consustanzialità” di socialismo e democrazia, a concepire l’alleanza con la piccola e media borghesia come base della costituzione di un nuovo soggetto politico capace di opporsi all’élite monopolistica et di aprire la strada verso una forma di “democrazia avanzata”, primo passo verso il socialismo. Il PCF aspira quindi a costituirsi in “partito di governo”, rappresentante della parte più cosciente e rivoluzionaria di questo variegato soggetto. Ne risulta una concezione della transizione che rimpiazza la lotta di classe in quanto lotta di massa per la trasformazione delle strutture sociali con l’appello alla democratizzazione degli apparati di Stato e alla nazionalizzazione di alcune imprese chiave. Althusser si propone allora di denunciare la concezione strumentalistica dello Stato e la concezione teleologica della storia che sostengono quest’orientamento strategico.
Ciò lo porta a rimettere in causa la possibilità stessa di un “modo di produzione socialista”, dotato stabilmente di rapporti di produzione e di rapporti politico-ideologici propri, e quindi del socialismo come obiettivo di una strategia politica comunista, per farne il luogo della lotta tra due forme incompossibili di società: il capitalismo e il comunismo. Althusser afferma quindi che la pratica politica comunista dovrebbe essere costruita sin dall’inizio alla luce di una “strategia del comunismo”, dove “comunismo” non rinvia alle caratteristiche precise di un utopico modo di produzione, ma al processo che conduce le masse ad acquisire un’autonomia d’iniziativa tale da sottrarre continuamente il Partito al movimento (necessario) che lo porta a “diventare Stato” spossessando le masse della loro capacità politica.
E’ in questo senso che il concetto di dittatura del proletariato mantiene la sua attualità: non come concetto di una forma propriamente socialista di governo, ma come concetto della forma di potere sociale capace di sostenere la transizione verso il comunismo. Indicativi di questo dibattito sono i due testi che costituiscono il cuore di quest’antologia: la “Conferenza sulla dittatura del proletariato a Barcellona” (estratta dalle Vaches noires, pubblicata dalla rivista Période nel 2014), pronunciata nel 1976, costituisce una sintesi delle considerazioni sulla dittatura del proletariato e sulla strategia del comunismo che Althusser sviluppa nello stesso periodo nella brochure 22e congrès e appunto nelle Vaches noires; “Enfin la crise du marxisme!” (intervento al convegno di Venezia organizzato dal Manifesto nel novembre 1977) e “Il marxismo come teoria “finita”” (intervista con R. Rossanda del 1978) (entrambi pubblicati in italiano e in francese nel 1978-79, poi ripresi in Solitude de Machiavel, 1998), dichiarano aperta la crisi del marxismo e introducono la formula enigmatica del “partito fuori dallo Stato” che preannuncia la più celebre critica althusseriana nei confronti del PCF, consegnata in Ciò che non può più durare nel partito comunista (1978).
Sarebbe tuttavia fuorviante considerare che Althusser adotti queste posizioni esclusivamente alla luce dello sviluppo dell’eurocomunismo. E’ quindi importante rilevare i punti di continuità e di rottura che questi scritti di intervento politico diretto presentano rispetto ai documenti dell’attività teorico-politica di Althusser nel decennio precedente. La “Nota a Henri Krasucki” del 1965 (pubblicata dalla rivista Nouvelles fondations nel 2006 (n° 3-4)) è un documento essenziale per comprendere la portata politica delle proposte teoriche di Althusser negli anni 60. Althusser vi espone alcuni suggerimenti per separare la direzione teorica dalla direzione politica del Partito, affinché sia garantita l’autonomia della pratica teorica senza la quale è impossibile formulare una strategia che non si limiti a riprodurre le forme di dominazione caratteristiche degli apparati di Stato. L’articolo anonimo ma attribuito ad Althusser “Sulla rivoluzione culturale” (pubblicato nei Cahiers marxistes-léninistes nel 1966 (n° 14), poi ripreso da Décalages nel 2014 (vol. I, n° 1)) fa precipitare la traiettoria althusseriana verso la trasformazione del precedente rapporto tra centro teorico e centro politico, e quindi verso l’assunzione radicale dell’iniziativa delle masse come ciò rispetto a cui la politica deve – con il sostegno della teoria – determinarsi. L’esperienza della Rivoluzione culturale, come primo tentativo, certo profondamente contraddittorio, di “critica pratica” delle cause della crisi del movimento comunista e di sottrazione del Partito allo Stato, permette quindi di accedere al problema del socialismo come “transizione” tra le “due vie”, quella capitalista e quella comunista, che costituirà l’oggetto centrale degli scritti degli anni 70.
Ma limitare agli anni 60 e 70 quest’analisi del nesso teorico-strategico-politico dell’opera di Althusser sarebbe ancora troppo riduttivo. Il tema del rapporto conflittuale tra movimenti di massa e organizzazioni politico-ideologiche traspare infatti sin dai primi scritti di Althusser, quando, poco dopo la sua adesione al PCF, egli si interessa alle esperienze dei preti operai e si avvicina a Maurice Montuclard, fondatore di Jeunesse de l’Eglise. Nel Cahier X di questa rivista Althusser pubblica nel 1949 “Una questione di fatti” (poi ripreso in Ecrits philosophiques et politiques, tome I, 1994). In questo scritto, egli interroga le possibilità di una “riconquista collettiva della vita religiosa” sulla base dell’attività marginale dei gruppi religiosi che si schierano nelle fila del proletariato contro l’alienazione religiosa promossa dalla Chiesa. Infine, dopo la tragedia del 1980, che contrassegna la sua uscita dalla scena teorica e politica, Althusser continua a riflettere sui problemi strategici del movimento comunista. In due testi del 1985, “Machiavelli” e “Situazione politica: analisi concreta?” (pubblicati in L’avenir dure longtemps, seconda edizione, 1994), troviamo un’analisi della congiuntura che fa seguito al fallimento del “Programme commun”. L’idea dell’importanza strategica dei movimenti popolari è confermata, ma è accompagnata dalla costatazione della difficoltà a pensarne la durata in assenza di un centro politico e di una prospettiva teorica globalizzanti.
Quest’antologia mostrerà dunque come Althusser, nel corso di tutto il suo percorso teorico-politico, sia rimasto fedele al principio formulato nella sua autobiografia: “je crois à la lucidité de l’intelligence et au primat des mouvements populaires sur l’intelligence”.
Lista dei testi
“Une question de faits” (1949), Ecrits philosophiques et politiques, Paris, Stock/IMEC, t. I, 1994.
“Note à Henri Krasucki” (1965), Nouvelles fondations, n° 3-4, 2006.
“Sur la révolution culturelle” (1966), Décalages, vol. I, n° 1, 2014.
“Conférence sur la dictature du prolétariat à Barcelone” (6 luglio 1976), Période, 4 settembre 2014.
“Enfin la crise du marxisme!” (1977); “Le marxisme comme théorie ‛finie’” (1978), Solitude de Machiavel et autres textes, Paris, Presses Universitaires de France, 1998.
“Machiavel”; “Situation politique: analyse concrète?” (1985), L’avenir dure longtemps, Paris, Stock/IMEC, seconda edizione, 1994.