Louis Althusser
Marx nei suoi limiti

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La politica dell'impossibile

di Augusto Illuminati

 

Pubblicata nel volume "Marx nei suoi limiti" una raccolta di scritti ancora inediti in Italia di Louis Althusser. Una tappa del sofferto, accidentato e incompiuto percorso intellettuale del filosofo francese per "liberare" il marxismo occidentale dalla sua crisi.
Marx nei suoi limiti (a cura di Fabio Raimondi, Mimesis, pp. 157, euro 13) traduce un testo inedito e probabilmente incompiuto (1978) di Louis Althusser. Incompleto, senz'altro, perché va integrato non solo con i testi esplicitamente richiamati nel corpo del lavoro (innanzitutto lo scritto del 1969 sugli apparati ideologici di Stato, poi tutti gli interventi sulla scansione del pensiero marxiano, a partire dal Pour Marx del 1965), ma anche con le diramazioni anticipanti il progetto successivo di una storia sotterranea del materialismo aleatorio.
Nell'illuminante introduzione, Fabio Raimondi traccia le coordinate in cui si inseriscono gli interventi althusseriani del biennio 1976-1977 da cui trae origine la stesura del testo: particolarmente rilevanti la conferenza alla Sorbona del 16 dicembre 1976 per gli universitari comunisti francesi e il dibattito organizzato a Venezia dal Manifesto nel 1977, cui fece seguito l'importante saggio Il marxismo come teoria "finita" pubblicato sul quotidiano del 4 aprile 1978. Nello stesso period matura la tardiva rottura con il Pcf, mentre viene messa a punto l'analisi di Machiavelli avviata dall'inizio del decennio (Machiavelli e noi, manifestolibri, 1999) e si prepara l'ultima stagione degli anni '80, tragicamente intervallata dall'uccisione della moglie e da due ricoveri clinici (Sul materialismo aleatorio, Unicopli 2000).

La scelta del Fiorentino
Il significato profondo del contemporaneo arrovellarsi su Machiavelli e Marx è giustamente riportato dal prefatore al problema, tipico del Fiorentino, di come sviluppare un'azione politica partendo da una situazione di decadenza e di corruzione, come prendere un'iniziativa non contando su niente, occupando il posto dell'impossibile, come operare una rottura che connetta novità e inizio. Per rigenerare il marxismo occorrerebbe una pratica teorica che torni a pensare l'impensabile tenendo conto del carattere aleatorio della storia. La politica è diventata impensabile perché fagocitata nell'abbraccio mortale fra partito e Stato, non senza responsabilità di Marx stesso, i cui limiti inibivano una teoria che non poggiasse sul meccanismo (rovesciato) dell'alienazione e del feticismo - retaggio hegeliano aggravato dall'illusione che Feuerbach ne segnasse l'inveramento materialista.
Althusser procede rigorosamente all'assunzione della lotta di classe come processo senza soggetto, che a maggior ragione non prevede che un singolo intellettuale (Marx o Engels, per esempio) o un intellettuale collettivo (il partito) le sovrapponga idee rivoluzionarie di cui sarebbe l'autore originale; altrimenti detto, non è pensabile che qualcuno applichi dall'esterno un'idea personale o impersonale alla dinamica conflittuale offrendovi uno sbocco. Siamo dunque all'opposto di quel fenomeno degenerativo per cui Kautsky e Lenin, con opposte intenzioni, collocarono la coscienza rivoluzionaria fuori della classe operaia, abbandonandola al mero economicismo. Ennesimo esempio di quella separazione fra sapere e non sapere, fra dirigenti e subordinati che è l'essenza di ogni potere di classe - la storia universale come storia dei vincitori, avrebbe detto Benjamin.
La mitologia reazionaria del partito non fu di Marx, ma riprende, ahimé, lo storicismo soggettivista delle Tesi su Feuerbach, ancora intrise di quell'orientamento fichtiano-feuerbachiano che pure intendeva correggere. Quell'anticipato ritorno "alle cose stesse" era "una delirante ma interessante filosofia materialistica della storia", ancora innocente ma che avrebbe prodotto frutti avvelenati in futuro. Peggio andrà quando Engels legittimerà la continuità con la tradizione antecedente mediante la famigerata teoria delle tre sorgenti del marxismo (filosofia tedesca, economia politica inglese, socialismo francese) - una genealogia tranquillizzante che offusca le rotture e i sovvertimenti, riducendo i tre filoni suddetti rispettivamente a materialismo dialettico, scientismo e filosofia della storia. Qui la ricorrente difficoltà marxiana di sciogliersi dall'illusione di un' "Origine e correlativo Fine o Senso della storia" trova una facile sistemazione, raddoppiando l'anelito alla trasparenza con un'ordinata successione dei modi di produzione e della loro evoluzione progressiva attraverso l'esaurimento delle loro forze produttive e trapasso nel successivo.
Il punto decisivo sta nella difficoltà teorica a padroneggiare la tematica dello Stato e in quella pratico-concreta di gestire il rapporto con la prima forma-partito, la socialdemocrazia tedesca, come dimostrato dall'operazione critica, ma reticente, intrapresa nel 1875 contro il "Programma di Gotha".

La macchina statale
A tale riguardo è di grande peso la riformulazione althusseriana del carattere "separato" dello Stato, non semplice riflesso del processo di alienazione (come negli scritti marxiani di giovinezza), ma piuttosto "macchina", sulla linea degli scritti politici fra Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte e l'esperienza della Comune del 1971. In che senso macchina, in che senso separato? Separato dalla lotta delle classi in quanto strumento per controllarla dall'esterno, senza lasciarsene attraversare se non marginalmente, pronto invece a intervenirvi per mantenere il sistema dello sfruttamento ed eventualmente per condurre una lotta di classe all'interno della classe dominante, per evitarne divisioni o reprimerne settori che rischiano di indebolirla (De Gaulle contro Pétain o il New Deal roosveltiano in una fase di crisi sociale). Macchina nel senso di trasformare un'energia (la forza violenta della classe dominante) in un'altra (l'esercizio di potere "legale" mediante un corpo di funzionari fedeli) allo scopo di assicurare le condizioni materiali della riproduzione che consentono la perpetuazione e l'evoluzione dei rapporti di produzione e sfruttamento: limitazione della giornata lavorativa e lavor pubblici per contenere la disoccupazione, mantenimento dell'ordine pubblico e tutta l'ampia gamma delle azioni di "polizia". Il differenziale del conflitt di classe si trasforma, grazie allo Stato, in diritto, leggi, norme.
Ogni ipotesi di uno Stato al di sopra delle classi (ne senso di arbitro neutrale) e ogni illusione di attraversare lo Stato con la lotta delle classi sono dunque rigorosamente scartate, così come le pretese di autonomia del politico che erano diventate moneta corrente nell'ala pseudo-althusseriana del partito comunista italiano. Di più: si scinde nettamente la categoria di politica da quelle di Stato e di partito-stato, riportando l'innovazione storica nella prima e anticipando quella contrapposizione di politique (iniziativa conflittuale, inclusione dell'escluso) e police (governamentalità riformista) che l'(ex)althusseriano Jaques Rancière ben illustrerà nel 1995 nel volume, purtroppo ancora non tradotto, La Mésentente.

(pubblicato su Il Manifesto del 9/2/2005)