Charles Bettelheim
Calcolo economico e forme di proprietà

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Charles Bettelheim, Calcolo economico e forme di proprietà, a cura di Gianfranco La Grassa, Mimesis, Milano 2005, pp. 150, ISBN 88-8483-387-6

La casa editrice Mimesis di Milano ripropone, nella collana "Althusseriana" curata dall'Associazione Culturale "Louis Althusser" (www.althusser.it), questo breve e intenso testo di Charles Bettelheim, scritto nel 1969, che rappresenta l'inizio della sua lunga riflessione sulla natura sociale dell'URSS e sul cosiddetto "socialismo reale".
Bettelheim è uno dei grandi "economisti" marxisti del '900 - le virgolette sono d'obbligo perché, come spiega bene Gianfranco La Grassa nell'Introduzione, l'obbiettivo di Bettelheim è proprio quello di andare oltre il "calcolo economico" e le "forme" giuridiche per rintracciare le strutture sociali profonde che li sottendono. E' stato a lungo impegnato nello studio teorico e pratico della pianificazione - fu consulente di Ben Bella dopo la vittoria del FNL in Algeria, consulente del piano nell'India di Nehru, nell'Egitto di Nasser, a Cuba quando Guevara era ministro dell'economia.
In questo testo eminentemente teorico, stimolato dai problemi che negli anni '60 l'Unione Sovietica poneva all'onestà intellettuale dei marxisti e dei comunisti non più disposti ad accettare i dogmi dell'ortodossia, Bettelheim mette a punto un sistema di concetti che gli permetta <<di sviluppare una risposta alla domanda: "l'Unione Sovietica è socialista?">> (p. 17). Domanda coraggiosa, in quegli anni, già da sola capace di destabilizzare la compagine comunista europea. Non solo la nomenklatura dei partiti, ma anche gli "intellettuali organici" che si arrampicavano sugli specchi del "socialismo deviato" e del "socialismo burocratizzato" o che vedevano nel "culto della personalità" di Stalin la causa di tutti i mali, ma che mai avrebbero osato chiedersi in questa forma diretta: "l'Unione Sovietica è socialista?".
<<A questa domanda cercherò di rispondere in un prossimo libro>>, dice semplicemente Bettelheim nella Prefazione (ivi). I libri che seguirono, in realtà, furono quattro - e di che mole: i quattro volumi de Le lotte di classe in URSS, eccezionale ricognizione analitica di una transizione al socialismo mancata, di un processo storico in cui i rapporti capitalistici non furono mai completamente trasformati - l'uso del "calcolo economico monetario", l'esistenza di unità di produzione che hanno la forma della "impresa", la "presenza delle categorie di mercato" ne sono i sintomi, già individuati in questo testo - e progressivamente si rinsaldarono e tornarono a farsi valere.
L'Unione Sovietica è socialista? La domanda metteva in discussione i punti fermi di una guerra fredda fino ad allora vissuta nella certezza che davvero si contrapponessero due diversi sistemi sociali e non semplicemente due potenze imperialiste. La risposta - la transizione al socialismo può fallire - scuoteva una fede ancora più radicata nei marxisti dell'epoca: la fede nell'esistenza di "leggi della storia" capaci di garantire un'ineluttabile marcia dell'umanità verso il socialismo e il comunismo. Una fede evoluzionista, ancor oggi dura a morire perché è troppo bello pensare che la storia lavora per i buoni e ha in serbo per i diseredati la salvezza. Dura a morire perché per metterla in discussione occorre rinunciare a una parte della stessa opera di Marx, dunque leggere Il Capitale con occhi nuovi: non come una Bibbia intoccabile bensì come un testo scientifico fondamentale ma non esente da contraddizioni. Leggere Il Capitale con rigore, con nuova attenzione, riscoprendo tematiche e categorie dimenticate, sondandone nuovamente il piano e il significato: era appunto la grande operazione culturale e politica che Althusser e i suoi allievi stavano portando avanti dal 1965, dalla data del celebre seminario tenuto all'Ecole Normale, segnando una svolta nella storia del marxismo cui Bettelheim si professa debitore.
Questo saggio di Bettelheim è dunque una potente chiave di lettura per la ricostruzione di una vicenda - quella del "socialismo reale" - con cui forse nessuno ha ancora chiuso i conti fino in fondo. Questo saggio di Bettelheim è anche un tassello (fondamentale) della storia del marxismo del '900. Ma non è soltanto questo. Come sottolinea La Grassa concludendo l'Introduzione, il testo fornisce oggi a chi sappia leggerlo <<nel solco di un decisivo rinnovamento della teoria critica del capitalismo - se non è ormai passato con i più tra gli apologeti dell'attuale società - un gran numero di spunti, una serie di sollecitazioni del più alto interesse>> (p. 15). Non foss'altro il suggerimento che il calcolo economico, i criteri con cui le imprese misurano l'efficienza, le "compatibilità economiche" in nome delle quali oggi si nega anche il più blando riformismo, la "logica aziendale" oggi imperante in tutti gli ambiti della società non hanno nulla di neutrale: sono i segni di quella società iniqua e divisa in classi che è il capitalismo.

Maria Turchetto