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Nota all'edizione italiana di Leggere il Capitale
di Maria Turchetto
Questa è la prima edizione italiana completa dell'opera collettiva
Leggere il Capitale, risultato dei seminari tenuti nell'anno accademico
1964-65 da Louis Althusser e dai suoi allievi presso l'Ecole Normale Supérieure
di Parigi. In Italia Feltrinelli pubblicò con questo titolo, nel
1968, i soli saggi di Althusser e Balibar, mentre le relazioni di Rancière,
Macherey e Establet apparvero negli anni successivi, in modo frammentario
e in ordine sparso, su riviste e piccole edizioni.
La nuova traduzione completa che qui proponiamo si basa sull'edizione
realizzata da PUF nel 1996 per la collana Quadrige - la terza edizione
francese, di gran lunga la più affidabile e accurata. Nella Presentazione
che segue, i curatori fanno la storia delle edizioni francesi di Leggere
il Capitale. Soprattutto, ricostruiscono il clima intellettuale e il
contesto di discussione in cui si inserì quella rilettura collettiva
del Capitale di Marx: un clima e un contesto che all'epoca probabilmente
sfuggivano ai lettori italiani e, più in generale, a un marxismo
ancora molto chiuso, stretto tra la "dialettica hegeliana" su
cui si esercitavano i filosofi e l'annosa questione della "trasformazione
dei valori in prezzi" che tormentava gli economisti.
I principali punti di riferimento dei seminari condotti all'Ecole Normale
di Parigi erano, in primo luogo, la peculiare riflessione sulle scienze
caratteristica della cultura francese del '900: una "filosofia delle
scienze" di lunga e ricca tradizione (da Poincaré a Brunschvicg,
da Koyré a Meyerson e a Bachelard, fino a Canguilhem ai cui seminari
presso l'Istituto di storia delle scienze dell'Università di Parigi
<<assistevano anno dopo anno numerosi allievi di Althusser>>),
che poneva l'accento sulla dimensione storica dell'impresa scientifica e
sui suoi nessi con la vita sociale. In secondo luogo, la rilettura della
psicoanalisi freudiana operata da Lacan (presente proprio da quell'anno
all'Ecole ma già da tempo oggetto dell'attenzione di Althusser, che
gli aveva dedicato il seminario dell'anno precedente). In terzo luogo, una
serie di studi largamente innovativi nel campo delle scienze sociali: lo
"strutturalismo" dell'antropologia di Lévi-Strauss, da
un lato; dall'altro, gli studi di Charles Bettelheim sulla pianificazione
socialista e quelli di Mailassoux sulle società tradizionali africane.
Credo sia particolarmente importante, oggi, tenere presente proprio queste
ultime ricerche: mentre le influenze dei filosofi della scienza e della
psicoanalisi lacaniana sono state riconosciute e commentate dagli studiosi
di Althusser, forse minore attenzione è stata dedicata a questa variegata
e metodologicamente innovativa riflessione sulle società, sulla storia,
sull'antropologia - in una parola, su "formazioni sociali" diverse
dal capitalismo, vuoi perché "tradizionali", vuoi perché
"di transizione", per usare il termine introdotto da Charles Bettelheim
per designare le economie pianificate senza connotarle come "socialiste".
E' precisamente su questo terreno, infatti, che Marx viene interrogato.
Che cosa può dirci Marx rispetto a questo campo problematico - lo
studio delle società, che Althusser definisce come "continente
storia"? E' questa, credo, la domanda chiave di Leggere il Capitale.
Tale domanda è formulata in termini eminentemente epistemologici:
come si produce la conoscenza delle società? come si ottiene l'"effetto
conoscenza" per questo particolare oggetto? e come è possibile
distinguere i giudizi di tipo scientifico formulati per questo oggetto dalle
costruzioni di tipo "ideologico"? Questa interrogazione - che
costituisce la lettura en philosophe del Capitale - si avvale
di strumenti rigorosi e originali.
Rigorosa è innanzitutto la lettura sistematica dell'opera
di Marx: tutta l'opera di Marx, non solo i frammenti e i passi "canonici",
quelli <<che la congiuntura aveva "scelto" per noi>>,
quelli <<letti per noi>> dalla scolastica dei dirigenti politici.
I contributi di Leggere il Capitale mostrano tutti alle spalle la
lezione di Per Marx, il riesame a vasto raggio già avviato
da Althusser che aveva messo in luce le profonde differenze filosofiche
presenti nel "giovane Marx" dei Manoscritti e nel "Marx
maturo" della critica dell'economia politica (la problematica viene
qui esplicitamente ripresa nello studio di Jaques Rancière Il
concetto di critica e la critica dell'economia politica dai "Manoscritti
del 1844" al "Capitale"). Dunque a ragion veduta era
stato privilegiato, alla fine, Il Capitale, anch'esso affrontato
nella sua interezza, nelle sue contraddizioni apparenti o reali, nelle difficoltà
terminologiche e concettuali che ne rendono ardua l'interpretazione, nella
complessità della sua articolazione (si veda il saggio Presentazione
del piano del "Capitale" di Roger Establet), affrontando la
discussa questione dell'"esposizione" (soprattutto nel testo di
Pierre Macherey, A proposito del processo di esposizione del "Capitale")
per cogliere <<l'unità profonda di un testo, [...] ossia la
sua problematica>>, come in Per Marx Althusser si proponeva
e come magistralmente realizza nei due scritti qui raccolti, in particolare
in L'oggetto del "Capitale").
Strumento originale di questa interrogazione è la "lettura
sintomale", pratica ispirata alla psicoanalisi freudiana che diventa,
a mio avviso, la chiave di volta di una epistemologia eminentemente storica.
Essa conduce infatti a una riflessione sulle condizioni storiche
del pensare, a una ricerca dell'emergenza dei concetti entro problematiche
che potremmo definire "di transizione", entro terminologie cariche
di passato forzate ad esprimere nuove coordinate scientifiche. Questa pratica
difficile richiede un confronto meticoloso con i testi che, nella edizione
che proponiamo, abbiamo cercato di rispettare rinunciando a utilizzare,
per i passi citati delle opere di Marx, le traduzioni italiane esistenti
(indicate comunque tra parentesi quadre). Abbiamo dunque ritradotto dal
francese le citazioni, segnalando se necessario particolari discrepanze
rispetto alle traduzioni italiane, per non dover togliere nulla al lavorio
analitico della "lettura sintomale" e all'attenzione riservata
dagli autori a singoli termini ed espressioni di Marx.
Credo sia superfluo sottolineare come l'attentissima "lettura filosofica"
del Capitale proposta dagli autori sia tutt'altro che un'operazione accademica.
La domanda cruciale posta a Marx - leggibile in trasparenza in tutti i contributi
e particolarmente evidente in quello di Etienne Balibar, Sui concetti
fondamentali del materialismo storico - è se, proponendo un'analisi
scientifica del capitalismo come modo di produzione storico, egli abbia
potuto pensare al di là del capitalismo. La posta in gioco,
in altre parole, è poter pensare al di fuori dell'utopia e dell'ideologia
le possibilità di una prassi di trasformazione. Oggi che il capitalismo
si presenta più che mai come ineludibile "gabbia d'acciaio",
riproporre questi testi nel loro rigore e nella loro passione ci sembra
un'utile sfida.