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materiali del seminario "Nuovi studi althusseriani"
Venezia, 16 ottobre 2019

Regimi di storicità e temporalità emergenti. Alcune considerazioni a partire da Althusser

Michele Garau

abstract

Attraverso il tracollo del «regime di storicità» modernista, come esperienza vissuta ed immagine del tempo storico, viene meno l’intreccio, che ha caratterizzato la stagione novecentesca, tra pensiero politico dell’emancipazione ed orizzonte del progresso, inteso come visione di un tempo direzionato, cumulativo e lineare. Questo crollo determina il venir meno del punto teorico di intersezione tra una data lettura dello sviluppo, il cui corso migliorativo preiscriveva il divenire delle lotte sociali negli effetti di un’istanza strutturale, ed il binomio “Soggetto-progetto” quale prisma dell’azione politica. All’idea della rivoluzione come “treno della storia” subentra una sensibilità a possibili temporalità alternative ed emergenti. Inseguendo alcune intuizioni che ho trovato nella ricerca storiografica di autori come Hartog o Baschet, vorrei interrogarmi su come, nella frammentazione dell’ordine del tempo e nell’affermarsi della sensibilità temporale, polverizzata e sfuggente, che è stata definita “presentismo”, si possa ancora pensare la nozione di cambiamento rivoluzionario. Si può pensare la transizione ad una società post-capitalistica senza i lemmi della visione modernista del tempo storico? Si possono pensare forme dell’anticipazione che non ricalchino le direttrici della pianificazione “futurocentrica”’? L’ipotesi che vorrei vagliare è che l’idea althusseriana di temporalità plurale abbia ancora da dire delle cose in merito. Vorrei fare alcune osservazione sul parallelismo tra questa idea e i problemi posti, in particolare, da Jerome Baschet nel libro Défaire la tyrannie du présent. Temporalités émergentes et futurs inédits.