Pensare la potenza del comune.
Decostruzione dell'umanismo e processo senza soggetto in Althusser.

Aldo Pardi

 

La questione dell' "Uomo" è centrale nella filosofia moderna e contemporanea. Ogni filosofia dell'Uomo si fonda sulla categoria di soggettività, di "Soggetto". Essa è un costrutto in cui diverse tematiche vengono integrate e sintetizzate, ma che agiscono implicitamente dietro lo schermo categoria generale che le disloca, sottopelle. È dunque un esercizio analitico pari alla lettura dell'inchiostro simpatico che Althusser ha svolto nei suoi scritti, in parallelo con la costruzione di un complesso e articolato dispositivo di lotta teorica: il processo senza soggetto.
Fin dall'impostazione metodologica del problema lui si pone conflittualmente al di fuori dello spazio teorico definito dalle filosofie del soggetto, rifiutando anche la critica soggettiva della soggettività, in particolare quella onto-fenomenologica di Sartre, e quella "strutturalista" di Levi- Strauss. Althusser ritorna a trattare dell'argomento a più riprese per ben venti anni, dal 1965 al 1986. Perché tanto interesse ed accanimento? Dietro la questione apparentemente astratta della soggettività si gioca una partita politica fondamentale, che Althusser ingaggiò con tutte le sue risorse intellettuali. Althusser ha combattuto una battaglia teorica radicale e drammatica, consapevole che la soggettività racchiude in sé i temi della permanenza e dell'ordine di contro al divenire storico, alla trasformazione sociale.

1. Analisi della categoria di soggetto

La categoria di soggetto non è univoca ed omogenea, ma è un costrutto sincretico in cui diverse tematiche vengono sintetizzate. In particolare:
1) il problema del divenire storico;
2) il problema della fondazione della storia;
3) il problema della conoscenza in generale e storica in particolare;
4) il problema della validazione delle pratiche conoscitive;
5) il problema dell'intersoggettività e dell'alterità;
6) il problema della politica e del potere;
7) il problema della morale;
8) il problema del fine individuale, collettivo e storico.
Il Soggetto di volta identificato rappresenta un principio di mediazione e di sintesi, tesse una fitta rete di passaggi concettuali con cui dispone un ordine di subordinazione che risolve le problematicità annesse al suo interno. Imporre un ordine è dunque la sua prima funzione teorica implicita. Se osserviamo l'impianto della Fenomenologia dello spirito[1] di Hegel, ci potremo rendere conto di come lo Spirito sia l'operatore concettuale che controlla, raccoglie, gerarchizza, e seleziona i diversi operatori concettuali parziali, tra cui ad esempio la coscienza e l'autocoscienza. La soggettività dello Spirito assume ed esercita potere sui concetti, mediante l'arma della dialettica. Lo Spirito afferra i concetti, li sottomette mutandoli di significato e funzione, trasmutandoli e distorcendoli, mantenendoli all'apparenza fedeli a se stessi, ma in realtà spostandoli, invertendoli e metonimizzandoli. Il Soggetto ridefinisce ex novo il senso ed il valore dei concetti parziali, gli assegna un nuovo aspetto, una immagine più adeguata ai suoi obiettivi teorici. La soggettività è inoltre produttiva, poiché realizza nuovi effetti concettuali con il suo lavorio, e nello stesso tempo una macchina figurale, assegnando valori simbolici e significati dipendenti esclusivamente dalla sua strategia teorica. Hegel ha sviluppato al massimo grado la capacità di delocalizzazione concettuale del Soggetto. Potere, assolutezza, ordine, distorsione/trasmutazione sono le finalità che muovono la sua costituzione.
Sovrapponiamoli con quelli attivi nell'ideologia[2], così a fondo studiati da Althusser: coincidono completamente. Il tema del Soggetto e il tema dell'ideologia sono lo stesso. Ovunque troviamo il Soggetto, sappiamo che lì si sta giocando una partita relativa all'ideologia: un conflitto per la supremazia in cui una ideologia cerca di affermarsi sulle altre, ponendo come culmine della sua definitiva affermazione un Soggetto, cioè un potere, un ordine, e un sistema di produzione di significati. Lo Spirito Assoluto completa la sua campagna di conquista dopo essersi realizzato come ragione (ossia come sistema assolutamente valido), poi come eticità (cioè ordine e potere), quindi come cultura e quindi religione (sistematizzazione della produzione di senso/i), per arrivare finalmente ad essere assoluta identità di sé con se stesso, sapere assoluto, Soggetto.

2. La "maschera" dell'uomo

I richiami a Hegel non sono casuali. Althusser attacca la filosofia umanistica di Feuerbach, ma è Hegel il suo bersaglio: viene attaccato l'Uomo, ma è il Soggetto che gli si nasconde dietro che si vuole colpire[3]. L'umanismo materialistico di Feuerbach in realtà è una forma di hegelismo, vi agiscono ancora i principi della dialettica hegeliana. Cos'è che manca Feuerbach, appiccicando l'etichetta di materialismo a un sistema che eleva il soggetto empirico al rango di spirito assoluto (Soggetto)? Manca, appunto, il materialismo[4]. L'Uomo di Feuerbach è una categoria filosofica onnicomprensiva in quanto agisce ed è presente ovunque: si rispecchia negli enti, che così acquistano valore di fenomeni, svolge una funzione ordinatrice, afferma una gerarchia, estende il suo dominio sulla totalità e si arroga un potere esclusivo. Annulla la storia e sospende il divenire stabilendo giuridicamente un ordine concettuale basato sulla propria natura trascendente, assumendo così la funzione di Soggetto, di orizzonte assoluto[5].
È importante osservare la strategia filosofica con cui Althusser decostruisce il concetto di Uomo. Non confuta i concetti feuerbachiani, non si imbarca in una dialettica vero/falso, ma ne mostra le linee portanti, le connessioni ed i passaggi, gli snodi, fino a scoprirne le fondamenta, ovverosia il non detto, il principio intrinseco di costruzione, il progetto teorico-politico. Althusser effettua una indagine genealogica smontando pezzo a pezzo il dispositivo di pensiero avversario e i suoi sistemi di funzionamento per indicarne il fine. Non ne accetta la natura pura ed assoluta - atto di radicale smitizzazione - ma lo riporta ai compiti storici richiesti dal contesto di cui la filosofia è parte. La disputa filosofica è combattuta materialisticamente sul terreno opposto a quello mistificato dall'avversario, la storia.
Althusser non ritiene che l'umanismo soggettivista sia il risvolto etico di un discorso filosofico fondato. Non imposta la discussione in termini di discussione categoriale, indaga da subito il progetto storico-politico dell'umanesimo, ne esamina le radici e la funzione: la sua categoria portante è il Soggetto, per cui non si pone umanesimo senza soggetto. Il pensiero di Feuerbach è quello che per primo ha posto il tema dell'umanesimo in termini adeguati alla società capitalistica avanzata. È il padre dell'ermeneutica, dell'esistenzialismo, dell'ontologia fenomenologica[6]. La filosofia di Sartre, come le altre filosofie "umaniste" (non Husserl, che aveva ben altro progetto filosofico), non ne sono stati che successivi aggiornamenti, il che ci spinge a pensare che da Feuerbach in poi si è giocata, con la categoria di umanismo, una partita filosofico-politica determinante che ha a che fare con la definitiva affermazione della moderna conformazione delle società capitalistiche avanzate.
L'umanesimo di Feuerbach nasce all'apparenza in contrapposizione ad Hegel, come quello sartriano sembra contrapporsi al totalitarismo delle ideologie religiose, storicistiche e positiviste della metà del novecento. Ritorno all'Uomo, dice Feuerbach, che ne vede in ogni manifestazione concreta e astratta della società il segno rispecchiato; ritorno all'Uomo, dice Sartre, che separa le ostensioni intenzionali dell'individuo dal pratico-inerte per purificarne ancora di più l'essenza. Entrambi riducono la dinamica storica ad un principio di sintesi univoco ed assoluto, e d'altra parte fanno appello alla dialettica del negativo come strumento di annessione della totalità, la quale diviene metodo, nell'operazione di interpretazione che, procedendo per linee verticali dal particolare al generale e viceversa, ne rintraccia la presenza totalizzante negli enti. L'ermeneutica, appunto.
Althusser smonta pezzo a pezzo i costrutti filosofici di Feuerbach, e mette in luce i richiami, le tattiche e gli espedienti della sua filosofia, le soluzioni concettuali utilizzate e per fare i conti con gli avversari e per realizzare un apparato capace di prendere il sopravvento. Feuerbach utilizza la dialettica e la separatezza/assolutezza/onnicomprensività del principio, ma invece di qualificarlo trascendente come Hegel, ne tenta una definizione immanente, l'Uomo. L'obiettivo di Feuerbach è di combattere il sistema hegeliano utilizzando un antropologismo materialista più adeguato al momento, ma dall'altra di validare il suo pensiero con tutti gli strumenti sistematici messi a punto da Hegel, ed in particolare la categoria di Soggetto.
In che consiste, dunque, il materialismo mancante alla filosofia feuerbachiana ed in generale alle filosofie del Soggetto? Althusser infatti sembra affermare una tesi generale per cui ogni principio positivo di soggettività è antitetico ad un materialismo correttamente inteso. In particolare per la sua astoricità. Con esso viene praticata una operazione di occultamento, astrazione e riduzione che svuota la storia dei suoi contenuti propri. Non a caso Marx, come Althusser mostra nel dettaglio, abbandona le posizioni feurbachiane tacciandole di idealismo[7]. Tematizzare un Soggetto, che per estensione diviene anche soggetto storico, morale, etico, politico, significa:
1) eliminare il divenire a favore della stasi, o per lo meno della circolarità;
2) scartare le molteplicità per la sintesi ed i processi di sintesi;
3) ridurre i complessi rapporti e le dinamiche tra gli aggregati sociali al rapporto di
rispecchiamento nell'unico principio;
4) privilegiare l'interpretazione, attività di riconoscimento che si svolge per linee verticali, rispetto all'apprensione ed all'analisi;
5) definire giuridicamente la legittimità di ciò che è pensabile mediante le categorie di principio e di fine;
6) disconoscere completamente il concetto di differenza, e quello di relazione che ne consegue, per quello di univocità. In Feuerbach dovunque ci giriamo sbattiamo nell'Uomo, come in Sartre nella Libertà.

3. Pensare la trasformazione sociale (senza soggetto)

L'orizzonte di pensiero alternativo si pone al di fuori del pensiero del Soggetto, del Principio e del Fine. Tale filosofia non organizza sistemi in quanto pensiero, nella sua purezza, ma è una costruzione razionale di indici prodotti da processi reali di cambiamento nella società storica[8].
E' emblematico a questo proposito rileggere il conflitto tra ortodossia religiosa ed eresie egualitare e comunitariste di più o meno diretta derivazione gioachimista.[9] Le dispute dottrinarie erano in realtà conflitti tra fazioni sociali in lotta, in cui si venivano codificati progetti politici alternativi, alcuni a favore dei dominati dell'epoca, altri di pura e semplice salvezza individuale, altri ancora che lottavano per una società di liberi ed eguali. Esse sono una modalità particolarmente evidente di come i conflitti sociali agiscono nella teoria. Altro esempio è lo scontro tra teologia della liberazione e il cattolicesimo reazionario che appoggiava l'imperialismo in America Latina. Althusser stesso se ne occupò. Breton ci dice che si interessò molto alle tesi dei teologi della liberazione ed all'attacco teorico che portavano all'ortodossia cattolica[10]. Che cos'è che lo attrasse? In particolare il porsi del pensiero a livello della concretezza immediata del cibo, dell'acqua, della terra, segni incisi nella carne di una condizione di povertà assoluta. La teologia del cristianesimo sociale è una narrazione alternativa di riferimenti cognitivi, simbolici, frutto del corpo sociale oppresso di intere popolazioni. Non c'è definizione di teoremi metafisici, non si inaugurano nuove ontologie totalizzanti, ma la immanente produzione collettiva di un modello altro di organizzazione del vivere e del sentire comune, frutto di una comune storia e tradizione espropriata dall'oppressione imperialistica.
Nei momenti di crisi politica e di mutamento storico divengono palesi gli ingranaggi di cui sono costituiti i sistemi teorici. La storia delle idee si iscrive all'interno della realtà complessa e stratificata dell'essere sociale. Piano di immanenza immediato al di là di ogni interrogazione possibile[11], si storicizza in quanto mette in produzione le condizioni fisiche date (individuali, psicologiche e corporee), gli strumenti di produzione e gli aggregati sociali. Tale molteplicità si storicizza dando continuamente vita a specifiche forme e contenuti sociali. La storia in sé e per sé, come entità univoca e compiuta, non esiste. Viceversa accadono innumerevoli storie, le une in relazione reciproca e dinamica con le altre. La loro logica e modalità non sono definibili a priori, ma effetti. Questo è vero a partire dall'aggregato più semplice, la relazione diadica, via via fino ai sistemi più ampi. In ognuno si tracciano trame di senso sia linguisticamente che in imago. Althusser, negli scritti sulla psicanalisi, ci dice che la teoria generale del significante, su cui si fonda la teoria regionale dell'inconscio (psicanalisi), è costitutivamente compresa all'interno della teoria generale della storia[12]. A sua volta essa analizza i processi di produzione e riproduzione degli aggregati sociali. Se la storia è il movimento incessante degli aggregati, se non le possiamo assegnare un preciso ordine di evoluzione ed un termine certo, se dunque la storia non è definita da un soggetto motore ed ordinatore allo stesso tempo, il pensiero capace di indicare il suo inarrestabile, eterno flusso, è un pensiero senza soggetto.
Ma pensare senza soggetto non basta. Anche se permette di rimanere nell'ambito dell'immanenza e di disporsi nell'aleatorio fluire di forme storiche, va aggiunto che la storia non è frutto di emanazione di una intenzionalità trascendente, ma è processo, processo prodotto da una molteplicità di fattori e dunque senza soggetto[13]. Un entità in grado di dire: io, non attiva processi, ma si realizza in espressioni di sé, all'infinito, in termini di emanazione, di creazione, di ostensione o dialetticamente[14]. Un processo è possibile là dove una relazione tra entità diverse, esterne ma relate, produce una nuova forma. La figura che illustra tale svolgimento è quella degli ingranaggi e della macchina. Processo senza soggetto è ogni evento frutto di un incontro produttivo, sia a livello di microsistemi che di macrosistemi sociali. La produzione di storia può avanzare o fermarsi, andare più o meno veloce. Il pensiero può sintonizzarsi con l'accadere dei fatti storici e indicare, trovando figure e segni adeguati, la conformazione e il movimento che portano con sé. Quasi per necessità interna, quando è travolto dall'avanzare potente di un cambiamento di sistema. Nuovi segni, un nuovo linguaggio ed un nuovo fare vengono pretesi dall'affermarsi imperativo e vittorioso di una socialità altra, con tutte le mutanti conformazioni, le mostruosità, di una nuova realtà emergente.

4. Che cos'è la libertà?

Dare un senso politico, e filosoficamente del tutto inedito, alla libertà. Althusser non considerava la libertà, intesa ontologicamente, un oggetto dato, da indagare teoricamente. A ragione, perché sarebbe assurdo pensare che la libertà per cui combatteva fra Dolcino, o quella degli indios zapatisti e la nostra siano la stessa cosa, se alla parola libertà vogliamo dare un senso. D'altra parte, l'idea di libertà nella nostra cultura esprime l'istanza individualistica propria del diritto borghese, per cui la libertà è la libertà del soggetto individuale. Più che una idea mistificatoria, come è stato anche affermato in passato, questo concetto è politicamente e socialmente funzionale. Althusser indaga, nell'ambito della società capitalistica occidentale, i dispositivi con cui un contesto sociale riproduce la subordinazione, imponendola come unico scenario di vita possibile. La libertà perde così la sua astrattezza, qualificandosi in specifiche figure. Nel capitalismo la libertà è attributo trascendentale dell'Uomo, idea regolativa della dialettica inclusiva e dominante del Soggetto che legittima giuridicamente le istituzioni dello sfruttamento e del comando. Il pensiero dell'emancipazione invece si rivolge alle pratiche di liberazione[15] collettive, alla costruzione di nuovi sistemi di vita, cultura, e di produzione, di cui è portatore il corpo teso e multiforme dei subordinati. Una nuova realtà afferma con tutta la sua capacità politica un modello complessivamente alternativo di relazioni sociali, in tutti i suoi aspetti, materiali, affettivi, produttivi, giuridici, individuali, in modo più o meno codificato. Al tempo dei pauperes christi Dolcino costruiva la società degli uguali in Cristo gridando: "Penitentiagite!", minaccia ai ricchi vescovi corrotti: spogliarsi da sé e dalle cose per darsi completamente alla comunità della fede. Forse, oggi avanza nelle piazze e nelle strade ai quattro angoli del mondo una esigenza diversa, non meno forte nel bisogno di uguaglianza e comunità, ma non tra i fratelli di uno stesso Padre, o i membri di uno stesso genere, bensì come riappropriazione della capacità di controllo e gestione collettivi di beni e risorse, per una consapevole produzione di realtà condivise.