Nikos Poulantzas,
Il declino della democrazia

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Presentazione

 

di Enrico Melchionda

 

Il volume raccoglie gli scritti più significativi dell'ultimo Poulantzas. Si tratta di materiali di vario genere e formato, quasi tutti inediti in italiano e comunque mai raccolti in un unico volume, né in Italia né altrove. Tuttavia, essi sono assai omogenei per impianto e tematiche affrontate. Si riferiscono infatti a un periodo particolare, il più fecondo e originale, della produzione di Poulantzas: quello successivo alla sua svolta teorica (iniziata nel 1974), poi purtroppo interrotto dalla morte prematura (avvenuta nel 1979). Si può dire che questi interventi approfondiscano e specifichino le tesi presentate in maniera più organica nella monografia del 1978, L'Etat, le pouvoir, le socialisme (trad. ital. Il potere nella società contemporanea, 1979). Ma in realtà essi mettono in evidenza quanto quelle tesi rappresentassero, piuttosto che una sistemazione risolutiva, un terreno di ricerca assai aperto e sperimentale. Di qui l'interesse analitico e la lungimiranza delle domande a cui Poulantzas cerca di dare risposta.

I temi affrontati in questi scritti ruotano intorno a due grandi blocchi: le trasformazioni dei poteri e della politica e i rapporti tra socialismo e democrazia. Si tratta evidentemente di temi classici, almeno nell'elaborazione di Poulantzas, ma quel che è interessante è il quadro teorico ed empirico entro cui egli li esamina. Poulantzas aveva infatti una chiara percezione della svolta del ciclo socio-politico che allora era in atto e che, pur essendosi poi dispiegata in maniera più evidente e incisiva nel decennio successivo, già delineava una nuova fase egemonica di lunga durata, manifestatasi con la comparsa del neoconservatorismo e la crisi del movimento operaio e del marxismo. Da qui egli prende le mosse per un tentativo ambizioso di riclassificare, al di fuori delle tradizioni scientifiche correnti (quella neopositivista anglosassone, quella marxista ortodossa e quella giuridico-filosofica europea), le categorie e i fenomeni politici contemporanei. A questo scopo, in un confronto costante con i contributi più innovativi dell'epoca (in particolare con Foucault), Poulantzas prende le distanze dallo stesso impianto althusseriano originario, almeno nella sua versione strutturalista, e rielabora in chiave critica l'approccio politologico gramsciano.

Tenendo conto delle modificazioni dei blocchi sociali, delle strutture di classe e dell'organizzazione dell'egemonia e del controllo sociale, Poulantzas vuol proporre in particolare un modello che sia in grado di interpretare le forme che vanno assumendo i poteri, gli stati e i regimi politici contemporanei a seguito dei processi di "internazionalizzazione" dell'economia, delle sfide a cui è sottoposto lo stato-nazione, delle nuove funzioni economiche assunte dagli stati di fronte al declino del welfare e delle politiche keynesiane, dello sviluppo di nuove tecnologie del potere. Quello che identifica con la formula di "statalismo autoritario", inteso come nuova forma epocale dello stato capitalistico, è appunto il modello in cui fa confluire i fenomeni al centro della sua osservazione politologica: la ridislocazione dei poteri istituzionali, con la personalizzazione del potere, il rafforzamento senza precedenti degli apparati esecutivi e il corrispondente indebolimento dei parlamenti, la marginalizzazione del sistema dei partiti e la formazione di un nucleo di partito unico di governo, l'ascesa dei mass-media come apparato egemonico primario, le restrizioni delle libertà e dei diritti, la riorganizzazione delle forme di legittimazione e delle ideologie dominanti. E' un quadro che oggi abbiamo molto più chiaramente davanti agli occhi, ma che Poulantzas cerca di ricomporre analiticamente in relazione con la logica che guida la fase: l'instabilità egemonica delle classi dominanti, le trasformazioni contraddittorie (rafforzamento-indebolimento) dello stato, il declino della democrazia liberale.

Pur essendo espressione dell'altra personalità intellettuale di Poulantzas, il secondo blocco tematico della sua elaborazione (democrazia e socialismo) non è e non può essere separato dal primo. Non solo perché, per un intellettuale comunista impegnato quale lui era, è sempre difficile tracciare un confine netto tra proposizioni descrittive e prescrittive, ma anche perché le conclusioni cui giunge sono la diretta conseguenza delle sue tesi teoriche ed empiriche. Certo, il suo contributo può apparire scontato e datato, al di fuori di una certa temperie politico-culturale e alla luce della sconfitta storica subita dal movimento operaio a fine secolo, ma rimane una testimonianza tra le più lucide e originali di un estremo tentativo di innovazione culturale. Poulantzas si colloca infatti nell'alveo dell'eurocomunismo, di cui esprimeva un'interpretazione di sinistra e antistalinista molto vicina a (anche se non coincidente con) quella di Ingrao. L'aspetto più fecondo e promettente della sua posizione stava nel proposito di coniugare una prospettiva radicale di transizione socialista, pensata in polemica con il gradualismo socialdemocratico tradizionale (ma anche togliattiano), e con una piena valorizzazione della democrazia rappresentativa, espressa in chiave esplicitamente post-leninista. In questo senso va letta, ad esempio, la critica spregiudicata che Poulantzas formula nei confronti del socialismo sovietico, letto in parallelo con l'evoluzione del capitalismo maturo mediante la categoria dello "statalismo autoritario". Insomma, una posizione eterodossa che gli consentì di tessere un fitto dialogo ed esercitare una certa influenza su tutte le componenti della sinistra mondiale.

Certamente l'elaborazione di Poulantzas è segnata in larga misura dalla congiuntura politica e dai codici culturali vigenti al tempo. Così come avviene con i veri "classici", però, essa li travalica e riesce a gettare una luce inaspettata su fenomeni e problemi che ancora ci ritroviamo di fronte, sostanzialmente irrisolti. Il che vale indubbiamente per la sua parte scientifica: basti pensare alle sue analisi anticipatorie sulla globalizzazione, che non a caso sono da qualche anno riprese da numerosi autori. Ma l'attualità di Poulantzas è riscontrabile nella stessa parte normativa della sua elaborazione, ad esempio nel modo di impostare il problema del conflitto socio-politico e dei rapporti tra partiti e movimenti di massa in un contesto caratterizzato dal superamento della regolazione fordista, dalle modificazioni nella struttura di classe, dal declino della rappresentanza partitica e dalle nuove forme di organizzazione del consenso. Il suo contributo può tornare senz'altro prezioso, anche più di quanto è avvenuto al momento in cui fu prodotto, in una fase in cui la prospettiva del superamento del capitalismo si ripropone in tutta la sua urgenza.