1 Balibar, Per Althusser, Manifestolibri, Roma, 1991, p.44.
2 Althusser, Leggere Il Capitale, Feltrinelli, Milano, 1980. D'ora in poi abbreviato con LC.
3 Althusser, Per Marx, Editori Riuniti, Roma, 1974. D'ora in poi abbreviato con PM.
4 Cfr. Althusser, Elementi di autocritica, Feltrinelli, Milano, 1975, pp.28-29. Cfr. inoltre Pandolfi, Un esercizio di lettura sintomale: Marx tra Spinoza e Hegel, pp.117-135, e Morfino, Lettura e politica tra Spinoza e Althusser, pp.165-182, entrambi in D'Alessandro (a cura di), Louis Althusser, ermeneutica filosofica e interpretazione psicoanalitica, Marcos y Marcos, Milano, 1993.
5 "In un'epoca in cui il primo <<filosofo capello>>, <<filosofo unghia>> - come ha scritto Marx della <<decomposizione>> della filosofia hegeliana - pensa che il marxismo sia morto e sepolto per sempre, in cui regnano i pensieri più <<stantii>> sullo sfondo di un inverosimile eclettismo e povertà teorica, sotto il pretesto di una sedicente <<postmodernità>> dove, di nuovo, <<la materia sarebbe scomparsa>> per cedere il posto agli <<immateriali>> della comunicazione (questa nuova torta alla crema teorica, che naturalmente si avvale di segni impressionanti, quelli della nuova tecnologia), io resto profondamente attaccato, non alla lettera beninteso - alla quale non mi sono mai attenuto -, ma all'ispirazione materialista di Marx. Sono ottimista: credo che tale ispirazione attraverserà tutti i deserti e, pur se dovrà prendere altre forme - il che è inevitabile in un mondo in pieno mutamento -, rivivrà." (Louis Althusser, L'avvenire dura a lungo, Guanda Editore, Parma, 1992, p.235).
6 Karsz, Teoria e politica: Louis Althusser, Dedalo libri, Bari, 1976, pp.43-45. Cfr. inoltre Althusser: "Bisogna riconoscere che non esiste una pratica in generale, ma delle pratiche distinte che non stanno in un rapporto manicheo colla teoria che sarebbe loro completamente opposta ed estranea. Non vi è infatti da un lato la teoria, che sarebbe una pura visione intellettuale senza corpo né materialità, e dall'altro una pratica esclusivamente materiale che <<avrebbe le mani in pasta.>> Questa dicotomia non è che un mito ideologico in cui una <<teoria della conoscenza>> riflette ben altri interessi che quelli della ragione: quelli della divisione sociale del lavoro; più precisamente una divisione tra il potere (politico, religioso, ideologico) e l'oppressione (gli esecutori che sono anche i giustiziati). Anche quando tale dicotomia è al servizio di una visione rivoluzionaria che esalta la causa dei lavoratori, la loro fatica, le loro pene, le loro lotte e le loro esperienze, nella proclamazione indifferenziata del primato della pratica, essa rimane ancora ideologica." (LC, 60-61).
7 Bateson, Una Sacra Unità, altri passi verso un'ecologia della mente, Adelphi, Milano, 1997, pp.139-140. Forse non è casuale il fatto che anche Gregory Bateson, come Althusser, ha sempre rifuggito da qualsiasi sistematizzazione teorica della propria ricerca. Cfr. su questo punto Dal Lago, Sulla non-conoscenza, pp.176-190 in Manghi (a cura di), Attraverso Bateson, ecologia della mente e relazioni sociali, Anabasi, Milano, 1991.
8 Morin, Il Metodo, Feltrinelli, Milano, 1993, p.113.
9 H. von Foerster, Sistemi che osservano, Astrolabio, Roma, p.152. Cfr. anche Morin: "Perché parlare di me ? Non è dignitoso, normale, serio che, allorché si tratta di scienza, di conoscenza, di pensiero, l'autore si cancelli dietro la sua opera e svanisca in un discorso diventato impersonale? Noi dobbiamo sapere al contrario che è qui che trionfa la commedia. Il soggetto che scompare dal suo discorso si sistema in realtà alla Torre di Controllo. Fingendo di lasciare il posto al sole copernicano, ricostruisce un sistema di Tolomeo il cui centro è il proprio spirito." (Il Metodo, op. cit., p.31).
10 Bateson,Verso un'ecologia della mente, Adelphi, Milano, 1990, p.28.
12 Spinoza, Etica, Editori Riuniti, Roma, 1988, pp.160-168.
13 Bateson, Verso un'ecologia della mente, op. cit., pp.471-472. Nella stessa opera cfr. anche pp. 202-304- 494-497.
14 Bateson, ibidem, pp.348-349.
15 Cfr. Morin: "Ogni sistema, anche quello che sembra più evidente dal punto di vista fenomenico, come una macchina o un organismo, dipende anche dalla mente nel senso in cui l'isolamento di un sistema e l'isolamento del concetto di sistema sono astrazioni effettuate dall'osservatore/concettualizzatore." (Il Metodo, op. cit., p.179).
16 Longo, Per un'epistemologia batesoniana, p.53, in Manghi (a cura di), Attraverso Bateson, op. cit. Cfr. inoltre Morin, Il Metodo, op. cit., pp.234-246.
17 Morin, La conoscenza della conoscenza, Feltrinelli, Milano, 1989, p.234.
18 Bateson Verso un'ecologia della mente, op. cit., p.23.
19 H. von Foerster, Sistemi che osservano, op. cit., pp.128-130.
20 Laing, L'ovvio, in Dialettica della liberazione, Einaudi, Torino, 1978, p.36.
21 Karsz, Teoria e politica: Louis Althusser, op. cit., pp.55-56.
22 Bateson, Verso un'ecologia della mente, op. cit., p.76.
23 De Biasi, Gregory Bateson, Antropologia, comunicazione, ecologia, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1996, p. 47.
24 Althusser, Elementi di Autocritica, op. cit., p.41.
25 "Credo di aver fatto capire che io non ero settario. Che si creda o si proclami di destra - la cosa mi lascia indifferente -, ogni pensiero mi interessa quando non si accontenta di vane parole, attraversa lo strato ideologico che ci opprime per raggiungere, come per un contatto fisico materiale (un'altra modalità dell'esistenza del corpo) la realtà nuda e cruda. Ecco perché penso che, nel loro tentativo di cercare e di dire la verità del reale, i marxisti, grazie a Dio, siano ben lontani dall'essere soli nel nostro tempo; ma che, senza sapersi vicini a loro, molti uomini onesti con una reale esperienza della loro pratica, e del primato della pratica su ogni coscienza, siano già intenti ad accompagnarli nel riconoscimento del vero" (Althusser, L'avvenire dura a lungo, op. cit., p.236). Cfr. inoltre Althusser, Sull'evoluzione del giovane Marx, in Elementi di Autocritica, op. cit., pp.46-47.
26 "Né la descrizione né la spiegazione di un sistema possono effettuarsi al livello delle parti, intese come entità isolate, connesse soltanto da azioni e da reazioni. La decomposizione analitica in elementi scompone anche il sistema, le cui regole di composizione non sono additive, ma trasformatrici. Così la spiegazione riduzionista di un tutto complesso nelle proprietà degli elementi semplici e nelle leggi generali che regolano questi elementi disarticola, disorganizza, decompone e semplifica ciò che costituisce la realtà stessa del sistema: l'articolazione, l'organizzazione, l'unità complessa." (Morin, ]Il Metodo, [op.cit., p.159).
27 Cfr. anche Morin: "Il tempo sistemico...è anche il tempo dell'evoluzione. Ciò che è evolutivo nell'universo, ciò che si sviluppa, prolifera, si complessifica, è l'organizzazione." (Il Metodo, op. cit., p.176).
28 Morin, ibidem, op. cit., p.166.
29 Morin, ibidem, op.cit., p.162.
30 "Il tutto non potrebbe essere un'ipostatizzazione. Da solo, il tutto è solo un buco. (...) Il tutto funziona come tale soltanto se le parti funzionano in quanto tali. Il tutto deve essere messo in relazione con l'organizzazione. Infine e soprattutto, il tutto porta in sé scissioni, ombre e conflitti." (Morin, Il Metodo, op. cit., p.163).
31 Morin: "Qui intendo mettere in luce la complessità dell'idea di totalità troppo spesso omogeneizzata. (...) Nella totalità vi sono buchi neri, macchie scure, zone d'ombra, rotture. La totalità porta in sé divisioni interne che non sono soltanto le divisioni fra le sue parti distinte. Sono scissioni, fonti eventuali di conflitti ed anche di separazioni. È molto difficile concepire l'idea di totalità in un universo dominato dalla semplificazione riduzionista. E, una volta concepita, sarebbe ridicolo concepire la totalità in maniera semplice ed euforica. La vera totalità è sempre incrinata, piena di fessure, incompleta. La vera concezione della totalità riconosce l'insufficienza della totalità". (Il Metodo, op. cit., pp.164-165).
32 Morin, Il Metodo, op. cit., p.167.
36 Althusser, È facile essere marxisti in filosofia?, in Freud e Lacan, Editori Riuniti, Roma, p.130.