Il “marxismo immaginario” di Louis Althusser, o la fabbrica dell’intelligibilità.

Luca Pinzolo

Abstract

 

 

 

Il contributo prende le mosse dalla critica, rivolta ad Althusser ancora in vita e a tutt’oggi, di aver inventato un Marx inesistente e tenta di leggere alcuni aspetti del suo pensiero a partire da questo “marxismo immaginario”.

In particolare, “marxismo immaginario”

·         definisce una movenza duplice, che consiste in un progressivo e forse mai compiuto avvicinamento a Marx, in una lettura che intenzionalmente resta allo stato di “prolegomeni” e, allo stesso tempo, nel “girare attorno” a Marx, in un détour o in un approccio obliquo volto a rintracciarne la problematica nei suoi “dintorni” filosofici (Spinoza, Machiavelli, infine Lucrezio ed Epicuro)

·         definisce un’opzione teorica e politica: in certo modo, tutto da motivare, questo Marx “immaginario” dovrebbe essere “preferibile” a quello del PCF

·         definisce, infine, un passaggio nell’immaginario, come se fosse necessario passare da là e quasi soffermarcisi un po’ allo scopo di costruire, a partire da esso, il nucleo di una filosofia per il marxismo. In quest’ultimo caso, il détour nell’immaginario e la sua demistificazione si presenta come versione rinnovata della critica all’ideologia e come ripetizione o rilancio, da parte di Althusser, dello stesso gesto marxiano.

Il contributo sviluppa quest’ultimo punto in particolare, attraverso un confronto tra Althusser e Merleau-Ponty, ipotizzandone un dialogo sotterraneo che troverebbe eco in alcuni scritti postumi, in particolare l’autobiografia, nonché in alcuni termini presenti in quelli pubblicati in vita.