1A. Koyré, From the Closed World to the Infinite Universe, Johns Hopkins University Press, Baltimore, 1957 (tr. it. Feltrinelli, Milano, 1970)

2 Ibidem, p. 8

3 Ibidem, p. 47 sg.

4 Koyré utilizza l'espressione "concezione del mondo" anche per ciò che noi chiameremo più oltre "senso della realtà", opponendolo alla "concezione del mondo" intesa in un'accezione diversa da quella koyreana. Vedremo oltre le ragioni di questa differenziazione e la sua struttura.

5 L. Althusser, Filosofia e Filosofia Spontanea degli Scienziati, Unicopli, Milano, 2000, p. 90

6 Ibidem, p. 90 sg.

7 Ibidem, p. 126

8 Ludwig Wittgenstein, On Certainty, Basil Blackwell, Oxford, 1969 (tr. it. Della Certezza, Einaudi, Torino, 1978)

9 Ibidem, p. 22

10 <<Il nostro discorso acquista il suo senso solo dal resto delle nostre azioni>>, ibidem, p. 37

11 Questi termini sono virgolettati perché in realtà hanno senso solo all'interno di una concezione del mondo o di un senso della realtà, e dunque non è del tutto corretto usarli per definire appunto queste strutture; ma poiché sostituirli con espressioni ancora impregiudicate dal punto di vista dei definienda comporterebbe l'introduzione di neologismi barocchi quali quelli resi celebri e inflazionati dalla moda heideggeriana, preferiamo farci carico dell'imprecisione e della parziale scorrettezza.

12 All'incirca, possiamo dire che tra senso della realtà e concezione del mondo c'è lo stesso rapporto che Althusser individua tra filosofia materialista e filosofia idealistica nei suoi ultimi interventi, cf. L. Althusser, Sur la philosophie, Gallimard, Paris, 1994 (tr. it. Sulla filosofia, Unicopli, Milano, 2001).

13 A. Koyré, op. cit. p. 206 sg.

14 Ibidem p. 207

15 Ibidem, p. 208

16 Naturalmente, questo significa che il nuovo senso della realtà porta con sé la possibilità di un'etica non fondata sulla coppia merito/castigo, e quindi su quella gemella obbedienza/trasgressione. Inutile dire che è Spinoza il vero "evangelista" di questa etica aldilà dei comandamenti e delle punizioni.

17 Questa posizione rispetto al nesso pratiche/credenze è ovviamente sostenuta, proprio mediante l'esempio di Pascal, da Althusser:

18 Georges Canguilhem affermerà appunto che la storia delle scienze non è una scienza, poiché i suoi problemi non sono dati nelle scienze, ma sono posti a queste ultime da una domanda che lo storico delle scienze pronuncia a partire da un'intentio filosofica di critica della ragione. Vedi, in questa stessa collana, G. Canguilhem: Scritti filosofici, Unicopli, Milano, 200

19 Hans Blumenberg, Lebenszeit und Weltzeit, Suhrkamp, Frankfurt am Main, 1986 (tr. it. TEmpo della vita e tempo del mondo, IL Mulino, Bologna, 1996 p. 350)

20 Blumenberg e Koyré hanno in comune, oltre la prodigiosa erudizione ed un personalissimo attraversamento della fenomenologia, un interesse per le genealogie e le svolte epocali che si pone come trasversale rispetto alla pigra distinzione tra scienze della natura e scienze dello spirito: non è un caso che entrambi, ed a più riprese, abbiano lasciato testimonianza del ruolo cruciale attribuito al Nolano nelle rispettive ricostruzioni del sorgere della modernità.

21 H. Blumenberg, op. cit. P. 167