[1] L. Althusser, lire le capital, Paris, 1965. Tr. it. parziale leggere il capitale, Milano, 1975.

[2] L. Althusser, èléments d'autocritique, Paris, 1974;

[3] L. Althusser, philosophie et philosophie spontanée des savants, Paris, 1974; tr. it. Bari 1976; nuova edizione, Milano, 2000.

[4] L. Althusser, Lénine et la philosophie, Paris, 1972; tr. it. Lenin e la filosofia, Milano 1972.

[5] L. Althusser, sur la reprodution des appareils de production, Paris 1995; tr. it. Roma 1997.

[6] Cfr. il presente volume

[7] Cit. nota 3.

[8] Ad esempio: << Althusser ha enucleato molto bene questa costituzione degli individui sociali in soggetti: la chiama interpellazione (<<ehi, voi, laggiù !>>), designa come Soggetto assoluto il punto di soggettivazione, analizza il <<raddoppiamento speculare>> dei soggetti e conduce la sua dimostrazione sull'esempio di Dio, di Mosè e del popolo ebreo.>>. G. Deleuze, F. Guattari, milles plataux. Capitalisme e schizophrénie, Paris, 1980; tr. it. Roma, 1997.

[9] Come testo emblematico di questa posizione rimandiamo a: Gianni Carchia, l'amore del pensiero, Macerata, 2000.

[10] Cfr., per una illustrazione generale di questo orientamento i volumi: AA.VV., crisi della ragione, Torino, 1979; e G. Vattimo, il soggetto e la maschera, Milano 1974; S. Moravia, l'enigma della mente, Bari, 1986.

[11] Diversi sono gli autori che è possibile citare. Riportiamo qui solo quelli che a noi sembrano particolarmente rilevanti nell dibattito italiano: U. Galimberti, psiche e techne, Milano 1999; E. Severino, il destino della tecnica, Milano 1998; S. Givone, disincanto del mondo e pensiero tragico, Milano, 1988.

[12] J.R. Searle, Speech act, London 1969; tr. it. Torino 1976; D; Davidson, essay on actions and events, Oxford, 1980; tr. it. Bologna, 1992; G. Ryle, the concept of mind, New York - London, 1949; tr. it. Torino, 1955; D. Parfit, Reason and Person, Oxford 1984; tr. it. Milano, 1989; A. Ayer, Wittgenstein, Roma - Bari, 1996. In Italia esiste una fiorente scuola che riprende le teorie di questo autori, tra cui citiamo: R. De Monticelli, dottrine dell'intelligenza, Bari, 1982; A. Gargani, linguaggio ed esperienza in Ludwig Wittgesnstein, Firenze, 1966; e linguaggio, sistema e calcolo, appendice all'edizione italiana di Wittgenstein lectures. Cambridge, 1930 - 32, Milano, 1995; D. Marconi, l'eredità di Wittgenstein, Bari, 1987; e Wittgenstein, Roma - Bari, 1997; L. Perissinotto, logica ed immagine del mondo. Studio su Über Gewissheit di L. Wittgenstein, Milano, 1991; E. Picardi, Assertion and Assertion Sign, in le teorie delle modalità, Bologna, 1989; R. Dionigi, la fatica di descrivere, Firenze, 1997.

[13] Per il neopragmatismo: R. Rorty, la filosofia e lo specchio della natura, Milano 1986; G. Vattimo, ontologia dell'attualità, in: filosofia '87, Bari, 1988. Per il contrattualismo: J. Rawls, una teoria della giustizia, Milano 1983; e i volumi di S. Veca, la società giusta, Milano 1982, una filosofia pubblica, Milano 1986, etica e politica, Milano, 1989, dell'incertezza. Meditazioni filosofiche, Milano, 1997.

[14] Più approfonditamente Althusser sviluppa questi temi nello scritto del 1985 l'unica tradizione materialista, tr. it. in L. Althusser, sul materialismo aleatorio, Milano, 2000.

[15] Cfr. G. Politzer, l'obscurantisme au XX siècle, e révolution et contre - révolution au XX siècle, in: contre le nazisme. Écrits clandestins février 1941, Paris, 1984; le tricentenaire du discours de la methode, la corrispondance international, n. 23, 1937, ora in écrits I, Paris, 1969; la philosophie des lumières et la pensée moderne, cahiers du bolchevisme, n. 8, 1939, ora in écrits I, cit.; la philosophie et le mythe, la pensée, n. 1, 1939, ora in écrits I, cit.; dans la cve des aveugle, la pensée, n. 2, 1939, ora in écrits I, cit.; qu'est - ce que le rationalisme, la pensée, n. 2, 1939, ora in ècrits I, cit. Per una panoramica genrale sulla vita e l'opera di G. Politzer, si può fare riferimento a A. Pardi, Politzer e il concetto di internzionalità, tesi di laurea, Bologna, 1994, cap. 1, pp. 10 - 62.

[16] << telle est la réalité que nous dûmes apprendre à épeler, et à épeler tout seuls. Seuls, car nous n'êumes pas chez nous, en philosophie marxiste, de vrais et grands maîtres por guider nos pas. Politzer, qui êut pu en être un, s'il n'avait sacrifié la grande ouvre philosophique qu'il portait en lui à des tâches économiques urgentes, ne nous avait laissé que les erreurs géniales de sa critique des fondements de la psychologie>>, in L. Althusser, Pour Marx, Paris, 1965.

[17] L. Althusser, sul materialismo aleatorio, cit. pag. 132.

[18] Facciamo riferimento qui alla lettura dell'opera heideggeriana fatta da Schürmann, in R. Schürmann, Heidegger on Being and Acting. From Principles to Anarchy, Bloomington, 1986,tr. it. Bologna, 1995.

[19] Cfr. R. Schürmann, cap. 12, la <<svolta>>: le categorie della transizione, pp. 397 - 457, in R. Schürmann, cit.

[20] <<Il pensare anticipante rimane al livello delle <<cose>> che emergono dal <<mondo>>; la cosa che lo riguarda non è più la differenza ontologica, bensì il venire alla presenza molteplice in quanto molteplice. Esso risponde al <<favore>> che ci fa sopravvenire costellazioni economiche sempre cangianti. Esso raccoglie l'<<evento>> e lascia essere queste costellazioni così come esse si ordinano e si riordinano, in maniera sempre transitoria...In ultimo, esso si scopre mortale, trascinato nel flusso della <<quadratura>>, dove gioca un ruolo che esso non ha né creato né distribuito, un ruolo che non è quello del primo...In quanto <<ringraziare>>, il pensare seguirà le diffrazioni sistemiche nonostante e contro tutte le archai e tutti i principia>>, in R. Schürmann, cit., pp. 448 - 449.

[21] <<Con la scoperta delle economie della presenza, <<costruire>> non significa costituire vuoi idee egologiche formali, vuoi strutture esistenziali. Qui, allora, costruire significa aprire l'orizzonte epocale in cui un principio regna e ripercorrere la legge che esso impone, dalla sua ascesa fino al suo tramonto>>, R. Schürmann, cit;, pag. 160; e << Noi intendiamo l'<<essere>> come sorgere sincronico di un ordine di questo tipo, che situa tutto ciò che si può conoscere e fare. In quanto sorgere, esso determina non solo la presenza, bensì anche e identicamente l'assenza, da cui emerge per insediarsi. Per scoprire la funzione determinante della differenza temporale, è sufficiente semplicemente riconoscere che, ad ogni istante, si dà una distribuzione evenemenziale di presenza - assenza, che la presenza <<emerge>>. Nel suo contenuto fenomenico ultimo, allora, la differenza si configura come differenza tra il si dà e gli stampi epocali che dispongono un ordine di cose presenti ed assenti. Il venire alla presenza - ritrarsi nell'assenza è l'evento a priori che rende possibile l'articolarsi nella storia di ogni ordine di questo tipo>>, R. Schürmann, cit. pag. 286; <<Quello di Heidegger non è un rendiconto positivista. Nella sua analitica epocale, la questione ontologica viene sollevata storicamente, ovvero originalmente, ciò che gli permette al tempo stesso di porre la questione dell'originario ontologicamente. La sequenza analizzata non è una successione di fatti, bensì una successione di economie di fatti>>, R. Schürmann, cit. pp. 313 - 14.

[22] << É perché gli uomini superiori non sono che i più bassi gradi della volontà di potenza: <<Possano dei migliori di voi passare dall'altra parte! Voi rappresentate dei gradi>>. Con loro la volontà di potenza rappresenta soltanto un voler - rompere, un voler - prendere, un voler - dominare, una vita malata, sfinita, che brandisce delle protesi. I loro stessi ruoli sono delle protesi per rimanere in piedi. Soltanto Dioniso, l'artista creatore, attiene alla potenza delle metamorfosi che lo fa divenire, testimone di una vita zampillante; egli porta la potenza del falso a un grado che si effettua non più nella forma, ma nella trasformazione - <<virtù che dona>>, o creazione di possibilità di vita: trasmutazione. La volontà di potenza è come l'energia, si chiama nobile quella che è atta a trasformarsi. >>, G. Deleuze, divenire molteplice. Saggi su Nietzsche e Foucault,, pag. 22, Verona, 1996.