|
|
15
Alain Badiou |
Alain Badiou, Elogio delle matematiche severe
di Michele Emmer
Alfabeta2, https://www.alfabeta2.it/2016/06/07/alain-badiou-elogio-delle-matematiche-severe/
Quando nel 1936 Leonardo Sinisgalli pubblica Quaderno di geometria, nel
saggio d’apertura che dà titolo al volumetto riporta (in francese) diversi brani
dei Chants de Maldoror, pubblicati nel 1868 da Isidore Lucien Ducasse con
lo pseudonimo di Conte de Lautréamont. Libro delirante e terribile in cui è
celebrata la matematica: «O matematiche severe, non vi ho dimenticato da quando
le vostre sapienti lezioni, più dolci del miele, filtrarono nel mio cuore come
un’ombra rinfrescante. Aspiravo istintivamente, fin dalla culla, a bere dalla
vostra fonte, più antica del sole, e continuo ancora a calcare il sacro sagrato
del vostro solenne tempio; io, il vostro più fedele iniziato... Aritmetica!
Algebra! Geometria! Trinità grandiosa! Triangolo luminoso! Colui che non vi ha
conosciuto è un insensato! Meriterebbe i più grandi supplizi... Nelle epoche
antiche e nei tempi moderni, più di una grande immaginazione umana ha scorto il
proprio genio, atterrito, nella contemplazione delle vostre figure simboliche
tracciate sulla carta bruciante, come altrettanti segni misteriosi, vivi di un
alito latente, che il volgare profano non comprende e che non erano che la
stupefacente rivelazione di assiomi e di geroglifici eterni, che sono esistiti
prima dell’universo e che continueranno dopo di lui... Ma l’ordine che vi
circonda è ancora più grande; ché l’Onnipotente si è rivelato completamente, lui
e i suoi attributi, nell’opera memorabile consistita nel fare uscire, dalle
viscere del caos, i vostri tesori di teoremi e i vostri magnifici splendori». E
aggiunge Sinisgalli: «Essa si domanda, sporgendosi sul precipizio di
un’interrogazione fatale, come può essere che le matematiche contengano tanta
imponente grandezza e tanta verità incontrovertibile, mentre se paragonata
all’uomo, essa non trova in lui che falso orgoglio e menzogna... Voi mi donaste
la logica, che è come l’anima stessa dei vostri insegnamenti pieni di saggezza;
con i suoi sillogismi, il cui labirinto più complicato non è che il più
comprensibile, la mia intelligenza sentì raddoppiare le sue forze audaci... Il
pensatore Cartesio fece, una volta, la riflessione che nulla di solido era stato
costruito sulla vostra base. Era un modo ingegnoso per far capire che il primo
venuto non poteva scoprire subito il vostro inestimabile valore… O sacre
matematiche, che possiate, col vostro commercio perpetuo, consolare il resto dei
miei giorni della malvagità degli uomini e dell’ingiustizia del Gran Tutto».
«In fondo, le matematiche [in francese sono plurali] sono la più convincente
delle invenzioni umane per esercitarsi a quello che è la chiave di tutto il
progresso collettivo come di tutta la felicità individuale: dimenticare i nostri
limiti per toccare, in modo luminoso, l’universalità del vero». Queste sono
invece parole di un filosofo francese, Alain Badiou, autore tra l’altro di una Metafisica
della felicità reale (se ne è parlato qui),
e che da anni – oltre a pubblicare saggi voluminosi sulle questioni fondamentali
del pensiero filosofico – interviene puntualmente nella vita politica e sociale
del suo paese con veri e propri instant books. Un filosofo immerso nella
vita di oggi ma che riflette a fondo sulle grandi questioni. La matematica non
poteva non appassionarlo.
Perché, come precisa, «sono molti anni, prima e dopo la mia prima summa filosofica, L’être
et l’évènemement (1988), che ho introdotto la nozione di condizioni della
filosofia. Si tratta di definire in maniera precisa le diverse tipologie reali
della attività creatrice di cui l’umanità è capace, e dalle quali dipende
l’esistenza stessa della filosofia. È evidente che la filosofia è nata in Grecia
quando sono comparse a partire dal V secolo a. C. delle idee del tutto nuove che
riguardavano le matematiche (geometria e aritmetica deduttiva), l’attività
artistica (scultura umanizzata, pittura, danza, musica, tragedia e commedia), la
politica (invenzione della democrazia), le passioni (transfert amoroso, poesia
lirica…). Ho quindi proposto che la filosofia non si sviluppa a pieno se non
quando delle nuove idee si sviluppano intorno a un insieme di verità che
appartengono a quattro categorie distinte: la scienza, l’arte, la politica e
l’amore».
Naturale quindi l’interesse di Badiou per le matematiche, anche per il
sentimento quasi estetico che generano. Perché «lungi dall’essere la matematica
un esercizio arido e vuoto come molti si immaginano, le matematiche potrebbero
benissimo essere il cammino più breve per la vraie vie, che, quando se ne
coglie l’esistenza, si segnala per un incomparabile felicità». Sono le strutture
la questione principale per i matematici, ed è per questo che le matematiche
sono in stretta correlazione con la filosofia. I matematici sono quindi essere
felici, in quanto dominano la vita reale?
«Le matematiche per la loro forza estetica e per la creatività che richiedono
sono un modello in cui la libertà, lungi dall’opporsi alla disciplina, la
esigono. Il trovare la soluzione di un problema, che è espressione della libertà
creatrice del pensiero, non è una specie di errare alla cieca, ma la
individuazione di un percorso sempre limitato dalle regole della coerenza e
dalle leggi dimostrative». Le matematiche combinano in modo singolare
l’intuizione e la dimostrazione, cosa che deve fare anche un testo filosofico,
nei limiti del possibile. E se i matematici contemporanei indulgono a una sorta
di aristocrazia elitaria, non cercando nemmeno di farsi comprendere, almeno in
parte, i filosofi hanno altri problemi. «Dal punto di vista della filosofia, il
problema è l’opposto, dato che oramai si considera filosofo praticamente
chiunque. Da quando i filosofi sono diventati “nouveaux” si è molto poco
esigenti nei loro riguardi, anche a un livello del tutto elementare. La
richiesta di conoscenze all’epoca di Platone, Cartesio, Hegel o ancora alla fine
del XIX secolo per essere chiamati filosofo era basata sulle ampie
conoscenze dei saperi e delle investigazioni politiche, scientifiche, estetiche
dell’epoca. Oggi basta avere delle opinioni, e una rete adeguata mediatica, per
fare credere che tali opinioni siano universali, quando sono solo assolutamente
banali. E la differenza tra universalità e banalità dovrebbe essere cruciale per
un filosofo. Nella matematica non si può bluffare. Non esistono i “nouveaux”
matematici. I matematici sono coloro che dimostrano risultati prima sconosciuti,
e di questo è impossibile farne un sottoprodotto o una caricatura, è
impossibile».
Certo è difficile, è faticosa, quasi inaccessibile, la matematica moderna; ma
senza una qualche conoscenza anche in questo campo, la cultura tutta verrà a
mancare: con la pratica di dimostrare quanto si afferma, affermare cose che sono
il frutto di grande studio e riflessione, secondo regole estetiche e
dimostrative rigorose. È il caso che anche questo libro di Alain Badiou venga
tradotto in italiano – per i tanti filosofi in circolazione, nuovi o vecchi. E
non solo per loro.